“A Grosseto non c’è nessuna baby gang, facciamo attenzione a non creare allarmismo”. A invitare alla riflessione è Fabrizio Boldrini, direttore del Coeso Società della Salute, che commenta così le recenti notizie di cronaca su una rissa che ha coinvolto dei giovanissimi grossetani.

“Si tratta di un episodio molto grave e da condannare con forza – continua Boldrini – e siamo certi che la Giustizia farà il suo corso e che i responsabili saranno individuati, ma dobbiamo fare attenzione a non creare falsi allarmi perché quando si parla di ‘baby gang’ si intende un fenomeno strutturato e organizzato di cui, nel nostro territorio, non abbiamo fortunatamente notizia”.

Il Coeso e il Comune di Grosseto da tempo lavorano su un progetto, “Street’s rooms”, per coinvolgere i giovani in varie attività, mappare i loro bisogni e le loro richieste e proporre nuove modalità di socializzazione, che hanno anche l’obiettivo di contrastare la violenza e gli atti vandalici.

“Il centro cittadino, le mura medicee e alcune aree periferiche dove i giovani spontaneamente si ritrovano – spiega – sono frequentate dagli operatori di strada, che vedono una buona risposta da parte dei ragazzi e che ci danno la misura di quanto il disagio sia spesso una richiesta di ascolto. Quello che meraviglia dell’episodio avvenuto qualche giorno fa è la mancanza di intervento da parte degli adulti: se c’è stata una litigata sfociata in azioni violente si suppone che ci siano state urla e rumori. Possibile che nessuno se ne sia accorto e che abbia sentito la necessità di intervenire?”.

Secondo i professionisti e gli operatori della Società della Salute è necessario creare una rete che colleghi giovani e adulti, in cui tutti – genitori, scuole, istituzioni a vario titolo – facciano la loro parte. “Proprio come abbiamo fatto in questi mesi, creando uno staff che ogni quindici giorni si incontra e che vede la partecipazione di molte associazioni, di docenti, di privati cittadini, esercenti e alcuni consiglieri del Consiglio comunale giovanile – aggiunge l’assessore al Sociale del Comune di Grosseto Mirella Milli –. Perché spesso basta far capire ai ragazzi che non sono abbandonati e che le loro richieste vengono prese in esame, per evitare episodi così deprecabili. Come Amministrazione siamo impegnati fin dal nostro insediamento nel mettere in campo una serie di azioni complesse e sistemiche anche in collaborazione con gli altri soggetti titolati non solo in tema di sicurezza ma anche di lotta al degrado e politiche di inclusione”.

“In questi mesi – aggiunge Francesca Pantalei, responsabile pedagogica del progetto “Street’s Rooms” – grazie alla collaborazione di Comune e Coeso siamo riusciti a dare vita a tanti momenti positivi di aggregazione. Questo anche perché abbiamo trovato persone disposte al confronto. L’importante è non demonizzare i ragazzi: si deve intervenire e correggere i comportamenti devianti, senza travisare però la realtà”.

“Ad ogni modo – conclude Boldrini – i ragazzi bullizzati possono sviluppare psicosi e altri disturbi, così come il bullo può imboccare percorsi devianti: per l’uno e per l’altro ci sono i servizi di supporto psicologico messi in campo dall’azienda sanitaria”.