È stato attivato da sabato 23 dicembre il dormitorio straordinario per persone senza dimora nella città di Grosseto.  Dopo la gara andata deserta e la ricerca di una struttura adeguata tra quelle in disponibilità  anche alle parrocchie e alle associazioni di volontariato del territorio,  Coeso e Comune di Grosseto hanno riorganizzato alcune attività in modo da trovare una soluzione ed utilizzare, almeno per quest’anno, i locali che già in passato avevano ospitato il dormitorio.

Il dormitorio per persone senza dimora, gestito dalla cooperativa Solidarietà è crescita, è attivo, come negli anni precedenti, nella sala dell’ex circoscrizione in piazzale De Amicis di Grosseto, con accesso da via Gozzi. Potrà ospitare fino a venti persone che potranno dalle 20 accedere alla struttura e rimanervi fino alle 8 della mattina successiva, ricevendo la colazione e, grazie a una rete costituita con gruppi di volontariato, anche spontaneo, sarà consegnata anche la cena. Sarà aperto fino al 31 marzo. “Quest’anno abbiamo incontrato notevoli difficoltà – dichiara Tania Barbi, direttrice del Coeso Società della Salute – per individuare una sede per garantire questo servizio. Per questo siamo stati costretti a riorganizzare alcuni spazi in modo da poter dare un ricovero notturno per i prossimi tre mesi ai senza dimora”.

“Siamo soddisfatti del risultato raggiunto – afferma Sara Minozzi, assessore al Sociale del Comune di Grosseto -. Grazie al lavoro di squadra, anche quest’anno siamo in grado di offrire un sostegno concreto ai più bisognosi. Ringrazio tutte le parti in causa per l’impegno dimostrato”.

“Grazie al sostegno di alcune associazioni di volontariato e di gruppi informali di cittadini – dice Alberto Brugi, presidente della cooperativa Solidarietà è crescita, che gestisce il servizio – quest’anno riusciamo a dare un pasto caldo anche la sera. Inoltre, abbiamo ricevuto anche la donazione di alcune coperte realizzate da un gruppo di donne, che hanno desiderato contribuire alla riuscita del servizio di accoglienza. Questa è la dimostrazione che mettere insieme più risorse, quelle pubbliche, quelle del volontariato e quelle spontanee della comunità, fa la differenza quando si tratta di dare risposte ai bisogni delle persone”.