Un luogo sicuro e segreto dove accogliere le donne vittime di violenza. E’ la casa rifugio che troverà spazio in una località del territorio comunale, grazie alla collaborazione tra Comune di Grosseto, Coeso Società della Salute dell’Area Grossetana, Azienda sanitaria Toscana Sud Est, associazione Olympia de Gouges.
E’ stato infatti approvato dalla giunta esecutiva del Coeso SdS, formata dai sindaci dell’area grossetana e dalla Azienda sanitaria Toscana Sud Est, un progetto che prevede la realizzazione di un alloggio, a indirizzo segreto, dove garantire ospitalità alle donne vittime di violenza fisica o psicologica e di maltrattamenti e, se necessario, ai loro figli minorenni. Il Coeso SdS, quindi, ha messo a disposizione un appartamento che sarà gestito in collaborazione con l’associazione Olympia de Gouges.
Spesso, infatti, le donne maltrattate, che avviano un percorso di uscita dalla loro condizione, hanno bisogno di un luogo protetto dove vivere per alcuni mesi, talvolta molto lontano dall’ambiente abituale di vita. Ecco perché la casa rifugio rientrerà tra le strutture disponibili all’interno della rete regionale contro la violenza e potrà ospitare anche donne provenienti da fuori provincia. Si tratta di un altro strumento messo a disposizione della rete antiviolenza e della task force interistituzionale – Codice Rosa, che da anni è un esempio di collaborazione tra associazionismo, enti locali e forze dell’ordine.
La creazione di una casa rifugio nell’area grossetana è un importate passo avanti per il sostengo alle donne vittime di violenza. Esistono, infatti, alloggi che consentono di accogliere la donna ed eventualmente i figli, nelle prime ore dall’avvio del percorso di protezione, in modo da dare tempo ai servizi sociali e sanitari e alle Forze dell’ordine di intervenire, ma mancava una casa per soggiorni più prolungati, che consentissero alle donne assistite di riprendere in mano la propria vita.
“Ancora una volta Grosseto – ha commentato il sindaco Emilio Bonifazi – si pone come esempio nella lotta e nella prevenzione contro un fenomeno odioso quale è quello legato alla diffusa violenza di cui le donne sono troppo spesso le prime vittime. Quando non dovesse essere possibile prevenire una violenza, da oggi a Grosseto possiamo offrire un porto sicuro a chi ne ha subite le conseguenze”.
“Sono milioni le donne che nel corso della propria vita hanno subito forme di violenza sessuale, fisica o psicologica, a partire da quelle causate da mariti e compagni – ha ricordato l’assessore alle Politiche sociali, Antonella Goretti – ma sta anche crescendo la percentuale di vittime che ha il coraggio di denunciare o di chiedere aiuto. E le istituzioni e le associazioni devono essere pronte a garantire questo aiuto anche con appositi luoghi sicuri, strutture che consentano ad una donna che ha trovato il coraggio di buttarsi tutto alle spalle di ricominciare davvero e il più possibile serenamente”.
“Destinare un alloggio a questo scopo – ha spiegato Fabrizio Boldrini, direttore del Coeso SdS Grosseto – è un passo importante per il nostro territorio, che non va solo nell’ottica di ampliamento dei servizi ai cittadini, ma ci mette anche in rete con il resto della regione”.
“La tempestiva attivazione della rete territoriale – ha aggiunto Vittoria Doretti, responsabile Asl del Codice Rosa – per la presa in carico successiva all’intervento di pronto soccorso è fondamentale per l’ uscita dalla spirale di violenza: è infatti in sostegno alla vittima e ai figli, è la prevenzione di ulteriori episodi di violenza. Contare su luoghi dedicati e sicuri, in cui opera personale qualificato, vuol dire creare i presupposti per tornare a condurre una vita normale”. “La collaborazione tra Istituzioni, centri antiviolenza, volontariato, definita ormai ‘effetto domino’ del Codice Rosa – ha continuato – è tra gli elementi fondamentali che hanno caratterizzato l’esperienza grossetana e, successivamente, toscana e ne hanno determinato la diffusione fino a concretizzarsi in un modello codificato da legge nazionale”.
“La storia del centro antiviolenza nel Grossetano – ha spiegato Sabrina Gaglianone, presidente dell’associazione Olympia De Gouges – è un esempio di collaborazione proficua tra forze buone della società civile, le associazione, è buoni esempi di amministrazione pubblica. In questo senso va letto il successo di oggi: l’apertura di una casa rifugio”.
NELLE FOTO DA SINISTRA: Sabrina Gaglianone, Fabrizio Boldrini, Emilio Bonifazi, Antonella Goretti, Claudio Pagliara (Codice Rosa), Renza Capaccioli (dirigente servizi sociali del Coeso SdS)
CARATTERISTICHE DELLA CASA RIFUGIO
Le donne che hanno bisogno di un alloggio protetto, segnalate dai centri antiviolenza o dai servizi sociali e sanitari, potranno essere ospitate per un massimo di sei mesi nella casa rifugio. Gli interventi saranno personalizzati: oltre a dare alloggio e protezione, infatti, sono previsti una serie di servizi aggiuntivi, utili per il recupero dell’autonomia della donna maltrattata: sostegno psicologico, ad esempio, consulenza legale e psichiatrica, sostegno alla genitorialità, assistenza per il disbrigo di pratiche legate ai permessi di soggiorno, in caso di donne straniere.
Le persone alloggiate nella casa rifugio dovranno rispettare delle regole per non mettere in pericolo sé stesse o le altre eventuali ospiti dell’alloggio. Particolarmente importante è mantenere segreto l’indirizzo della struttura, per evitare che chi ha fatto violenza possa rintracciare la propria vittima. Le donne alloggiate nella casa rifugio avranno il sostegno dei volontari di Olympia de Gouges per tutte le esigenze quotidiane e degli operatori saranno presenti nell’alloggio per alcune ore al giorno.
LO SVILUPPO DELLA RETE ANTIVIOLENZA NEL GROSSETANO
Nel 1999 nasce il centro antiviolenza di Grosseto, per iniziativa dell’associazione Olympia de Gouges che viene incaricata dalla Provincia di Grosseto, dal Comune e dall’Asl 9 di gestirlo. Il centro si pone l’obiettivo di aiutare le donne a ritrovare serenità, autostima e dignità necessarie a rifiutare rapporti basati su violenza e prevaricazione e a difendere i propri diritti.
Nel 2005 viene approvato il progetto “Rete provinciale di iniziative contro il maltrattamento delle donne” che porta alla costituzione dei punti di ascolto, oltre che nel capoluogo, anche a Follonica, Casteldelpiano e Orbetello.
Nel 2010 nasce, attraverso un protocollo di intesa tra la Procura e l’Asl 9 di Grosseto, la Task force interistituzionale – Codice Rosa che consente un riconoscimento più sicuro dei casi di violenza al Pronto soccorso e un’attivazione più veloce delle Forze dell’ordine.
Nel 2013 con il protocollo di intesa “per la prevenzione e il contrasto delle violenze nei confronti dei soggetti deboli, delle donne e della violenza domestica”, tutti i 28 Comuni della provincia di Grosseto, insieme all’Asl 9 e all’Amministrazione provinciale, viene avviato un progetto di prevenzione, sensibilizzazione e contrasto alla violenza che prevede, tra le altre azioni, l’istituzione di un fondo per il sostegno delle attività dei centri antiviolenza e dei punti di ascolto e per la copertura del servizio residenziale. Si tratta di un servizio di pronta accoglienza nelle 72 per successive a una situazione di pericolo per la donna e i suo figli, per dare il tempo ai servizi sociali e alle Forze dell’ordine dei attuare provvedimenti più incisivi e a lungo termine.