Si è tenuto ieri, giovedì 29 marzo a Grosseto, un incontro nell’ambito del progetto ESCAPES – Educatori alla Salute di Comunità per l’Accesso appropriato ed Equo ai Servizi, finanziato dai fondi asilo, migrazione e integrazione Fami, che vede il Coeso Società della Salute capofila, in partenariato con Oxfam Italia Intercultura, Asl Toscana sud est, azienda ospedaliera universitaria Meyer, Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), Comune di Carpineto Romano e associazione interculturale Griot.

Il “community health educator model” si basa sul reclutamento e la formazione di membri delle minoranze etniche e comunità svantaggiate su cui si vuole intervenire, che partecipano poi alla realizzazione di interventi di promozione della salute nelle loro zone di residenza. Gli educatori di salute di comunità sono persone che, coordinandosi con i professionisti sanitari, lavorano principalmente fuori dalle strutture sanitarie utilizzando le loro reti sociali, ad esempio raggiungendo gli utenti a domicilio, nei luoghi di ritrovo, in occasione di festività o ricorrenze, là dove gli enti pubblici non potrebbero arrivare.

Al centro dell’intervento la salute delle donne migranti, declinata sulla base delle caratteristiche migratorie e dell’accesso alle strutture sanitarie in focus tematici differenti. Nell’Area grossetana, ad esempio, si è deciso di privilegiare l’accesso ai servizi consultoriali e al percorso materno infantile, mentre nell’aretino il focus è stato sul programma di screening alla cervice.

“Indirizzare le donne migranti verso il Consultorio e tutti i servizi sanitari e socio sanitari in esso raccolti – commentaFabrizio Boldrini, direttore della Società della Salute grossetana – è fondamentale perché proprio monitorando e avendo un contatto costante con la donna e la futura mamma è possibile prevenire una serie di disturbi o intercettare per tempo eventuali complicanze. Dobbiamo tenere conto che nella nostra provincia il 30 per cento dei nuovi nati ha genitori stranieri, su una popolazione straniera che invece è il 10 per cento del totale. Il Consultorio, inoltre, diventa un punto privilegiato per educare alla salute tenendo conto anche dei modelli culturali della donna migrante”.

I“Il progetto Escapes si è sviluppato in un arco temporale di circa un anno e tre sono le tappe che lo caratterizzano – spiega il direttore di Oxfam Italia Intercultura, Alessandro Bechini – Si è partiti con una fase di analisi e ricerca per contestualizzare gli interventi per poi proseguire con un corso di formazione sia per Educatori di salute di comunità che per operatori sanitari, con momenti congiunti. Infine è stato predisposto un programma di intervento sulla promozione di salute di comunità”.

Gli interventi sono stati realizzati nel mese di marzo e le dieci educatrici di salute di comunità hanno contribuito a definire il programma con i due consultori coinvolti, quelli di Grosseto e Arezzo. Nello specifico si è parlato di pap-test e di salute riproduttiva in occasione di alcuni incontri pubblici e in incontri informali all’interno dei consultori o nelle case della salute.

“Il progetto – dichiara Stefania Magi referente per la Salute dei migranti della Azienda Usl Toscana sud est – si configura come un’esperienza di innovazione e di cambiamento, nonostante un periodo di attivazione molto ridotto, si dimostra essere una sperimentazione interessante per la promozione di salute di comunità a livello locale”.

Gli interventi si basano sulla “peer education” e la pratica conferma che non basta la sola offerta di servizi sanitari per renderli esigibili, ma è necessaria l’attivazione di azioni di tipo promozionale, in modo che queste risorse diventino effettive e riconosciute anche dalle persone che arrivano da contesti differenti, e con diversi bagagli socio-culturali. ​