Un percorso lungo due anni per sviluppare pratiche di accompagnamento individuale, formazione e stage in azienda per persone disabili e con problemi di salute mentale. E’ “Abile al lavoro”, il progetto realizzato da Coeso Società della Salute, grazie a un finanziamento del Fondo sociale europeo erogato dalla Regione Toscana e con un partenariato realizzato con l’azienda Usl Toscana sud est, le cooperative Aforisma, Arcobaleno, Auxilium Vitae, Giocolare, Nomos, il Timone, Uscita di Sicurezza, la Fondazione Il Sole, i consorzi CO&SO, Cointeso, e Pegaso network, il centro studi Pluriversum, l’associazione L’Altra città, e il Polo di istruzione superiore Bianciardi di Grosseto.

Obiettivo dell’iniziativa, che si è sviluppata attraverso la coprogettazione di azioni tra tutti i soggetti coinvolti, è quello di favorire l’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati, ovvero persone in carico ai servizi socio assistenziali, sanitari e socio sanitari, in particolare individui non occupati, disabili iscritti negli elenchi secondo la legge 68 del 1999 o persone certificate per bisogni inerenti la salute mentale.

“Progetti di questo tipo – ha commentato Fabrizio Boldrini, direttore del Coeso SdS – servono ad uscire dalla logica della sola cura e dell’assistenzialismo, per costruire l’autonomia della persona. Un disabile che lavora in un contesto adatto alle sue competenze e capacità avrà le stesse possibilità di una persona non disabile e le molte aziende che si sono rese disponibili a partecipare al progetto questo lo hanno compreso e sperimentato”.

“Per far questo – ha spiegato Andrea Caldelli dell’associazione L’Altra città – è stato fondamentale la valutazione delle persone coinvolte, attraverso il bilancio di competenze, ma anche una ricognizione dei bisogni e delle disponibilità del territorio. Con ‘Abile al lavoro’ siamo riusciti ad individuare 101 posizioni di lavoro aperte”.

Il progetto

Per favorire l’inserimento lavorativo è stato realizzato un percorso di accompagnamento individualizzato che ha coinvolto, in fase sperimentale, 70 persone, tra uomini e donne, di età compresa tra 20 e 59 anni. Il fine è stato quello di far emergere competenze, capacità e inclinazione degli utenti, per favorire l’accesso al mondo del lavoro e aumentare la consapevolezza e la fiducia in se stessi.
Il partenariato tra enti pubblici, privati e del terzo settore ha avuto l’obiettivo di creare un modello di inserimento lavorativo replicabile e sostenibile, che mettesse a disposizione del territorio strumenti e procedure condivise.
La valutazione dei soggetti svantaggiati è stata fatta con la metodologia dell’ICF, che mette l’accento su competenze, capacità e motivazioni al lavoro. E’ un sistema pensato per guardare alle persone e non alla loro problematica, valutando le potenzialità e le risorse.
Nei due anni di sperimentazione “Abile al lavoro” è servito a creare una rete tra istituzioni – i servizi sociali, la psichiatria, i servizi per l’impiego, le scuole – e privati, che è servita per offrire numerose alternative alle persone coinvolte. Inoltre attraverso le visite ad altre realtà regionali organizzate dalle cooperative Giocolare e Nomos, gli operatori hanno potuto confrontarsi con modalità e strumenti di inserimento diversi che hanno arricchito il loro bagaglio di esperienze.
Infine, grazie all’iniziativa sono stati attivati potenziati i percorsi di alternanza scuola-lavoro con il Polo Bianciardi di Grosseto, per facilitare il passaggio dalla scuola al mercato del lavoro di studenti con disabilità, ed è stato ideato un marchio “Abile al lavoro” che potrà essere assegnato ai soggetti, pubblici e privati, che favoriscono l’impiego di persone svantaggiate. Nelle prossime settimane Il Coeso redigerà un regolamento per disciplinare il procedimento di attribuzione del marchio.

I numeri

70 persone coinvolte nel progetto, di cui 55 che hanno completato il percorso in tutte le sue parti.
19, invece, coloro che si sono ritirati nel corso delle varie fasi, ma hanno comunque partecipato a una delle azioni e 5 quelle che hanno abbandonato il progetto per accettare una proposta di lavoro.
Tra le 55 persone che hanno completato il percorso, tre sono state assunte, una ha ripreso gli studi all’Università e per sette è stata fatta domanda, in accordo con le aziende coinvolte nel progetto, per un tirocinio annuale di inserimento.
Gli orientatori coinvolti sono stati 11, 23 i tutor per l’inserimento lavorativo, 6 le figure di riferimento dei servizi sociali e della psichiatria, 25 i formatori e un supervisore per l’Icf, la classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute.
In media, ogni partecipante è stato affiancato per 70 ore individualmente, oltre all’affiancamento del tutor previsto durante lo stage in azienda.

Le attività formative

Sono state proposte e realizzate 23 attività formative in aree che vanno dall’agricoltura all’amministrazione, dall’inglese all’informatica. La formazione ha avuto l’obiettivo di offrire competenze sulla sicurezza, competenze trasversali sul lavoro, professionali e personali, per essere autonomi e saper gestire i rapporti all’interno dei luoghi di lavoro.
Gli iscritti ad almeno un corso sono stati 71 e coloro che hanno portato a termine almeno un percorso, ricevendo così un attestato, sono stati 63. Molti partecipanti hanno frequentato e terminato più corsi: la media è di 2 corsi a testa, per circa 130 ore di formazione ricevuta.

I tirocini

Ad accogliere i tirocinanti sono state 8 cooperative sociali, 6 associazioni tra sportive, culturali e sociali, 21 imprese private e 3 enti pubblici. Per ogni partecipante è stato individuato il posto di lavoro più adatto alle proprie competenze e mansioni. Complessivamente sono stati offerti 101 posti: 7 negli enti pubblici, 22 nelle associazioni, 32 nelle aziende e 40 nelle cooperative sociali.